Creme per cicatrici

Le creme per cicatrici sono uno dei metodi più validi per curarle.

Dopo un intervento al seno, inevitabilmente, si formano delle cicatrici: in base alla mano che ha operato e dalle caratteristiche biologiche del paziente, la cicatrice sarà più o meno nascosta e più o meno grande; in qualsiasi caso applicare dei prodotti e massaggiarle risulta fondamentale per una corretta guarigione e ripresa delle pelle.

Prima di capire quali sono le alternative alle creme, capiamo però quali cicatrici possono esserci e come riconoscerle.

Cos’è una cicatrice?

Una cicatrice non è nient’altro che la guarigione naturale della pelle, una condizione per cui il tessuto presenta un’interruzione superficiale.

La cicatrice sorge quando vengono coinvolti gli strati profondi della pelle, quindi dopo un intervento chirurgico o, talvolta, dopo una forma particolarmente aggressiva di acne.

Sebbene tutto ciò di cui parleremo nell’articolo vale per tutte le cicatrici, vorrei soffermarmi in particolar modo su quelle che si formano in seguito a un intervento al seno.

Le cicatrici possono essere suddivise in due grandi categorie: cicatrici fisiologiche e cicatrici patologiche.

Le prime sono cicatrici ordinarie, ossia quelle che si formano dopo un intervento, si formano nei primi mesi appena successivi all’operazione e inizialmente sono rossastre, in rilievo e talvolta danno prurito.

Le seconde, invece,sono cicatrici appunto patologiche; questo vuol dire che a causa di un’inadeguata cura sono peggiorate o per altri motivi non hanno seguito la classica guarigione. In base alla conformazione e altre sfaccettature possono a loro volta distinguersi in cheloidi oppure cicatrici ipertrofiche. Entrambe richiedono dei trattamenti specifici che vanno oltre all’applicazione di cosmetici o altri prodotti.

Metodi per eliminare le cicatrici

Le cicatrici, come abbiamo visto, hanno bisogno di essere curate in modo meticoloso.

Tendenzialmente, alla fine di ogni intervento tutti i chirurghi spiegano alla paziente come curare e trattare la cicatrice dopo aver rimosso i punti.

Esistono diverse alternative, tra cui creme o particolari cerotti, ma entrambi hanno un ingrediente in comune: il silicone.

Il silicone è ciò che permette alla cicatrice di non respirare e quindi di guarire meglio e più velocemente. Questa sostanza, infatti, oltre a favorire il massaggio poiché limita l’attrito, crea proprio una barriera di protezione.

Vediamo quindi nel dettaglio le due soluzione per eliminare le cicatrici.

Creme per cicatrici

La creme per cicatrici è quella che consiglio maggiormente alle mie pazienti; grazie agli ingredienti al suo interno, tra cui il silicone medico, la cicatrice viene isolata e quindi protetta da ogni agente patogeno esterno.

Per una corretta guarigione, la cicatrice va massaggiata in senso longitudinale per circa 8-12 settimane.  Se fino a qualche anno fa era complicato trovare questo tipo di creme, oggi è abbastanza facile trovarle.

Se però non è possibile reperirla o se si è fuori porta senza la crema, si può applicare un olio, massaggiando e schiacciando la cicatrice. In questo caso, però, meglio assicurarsi che sia protetta o isolata dal contatto diretto con i vestiti.

Cerotti di silicone

Il cerotto in silicone è l’alternativa alla crema. Questo ha in vantaggio di non dover essere massaggiato; va applicato sulla cicatrice in modo da coprirlo in tutta la sua dimensione, pressato affinché si incolli bene e poi lasciato sulla pelle ogni notte per almeno 6 mesi.

Questa barretta adesiva di silicone può essere più comoda per un fattore di tempo, ma risulta più fastidiosa e meno efficace qualora si staccasse durante la notte.

FAQ

Dove posso acquistarle?

Sia le creme per cicatrici che i cerotti in silicone possono essere facilmente reperiti in farmacia, in alternativa anche su internet e negli shop online.

Come va massaggiata la cicatrice?

La cicatrice va massaggiata in senso longitudinale e contemporaneamente pressata per appiattirla. Inizialmente può essere leggermente doloroso ma è normale, più la si massaggerà e meno farà male.

Posso prendere il sole durante la cura?

Premesso che una cicatrice fresca non va mai esposta al sole, si suggerisce sempre di proteggerle con creme solari ad alta protezione (50+) a prescindere dal meteo. I raggi uv penetrano tra le nuvole e colpiscono la cicatrici, il che potrebbe causare una pigmentazione particolarmente antiestetica.

Quindi, attenzione all’esposizione solare, all’orario in cui ci si espone e soprattutto attenzione alla regolare applicazione della crema protettiva (ogni 2 ore di esposizione continua).

Ci sono delle soluzioni per eliminare anche le cicatrici patologiche?

Assolutamente sì, esistono trattamenti di medicina estetica che migliorano notevolmente cheloidi e cicatrici ipertrofiche. Si tratta perlopiù di trattamenti laser che però vanno adeguati in base alla situazione di partenza.

Il laser migliora notevolmente l’estetica della cicatrice e quindi della pelle.

Come prepararsi a un intervento al seno

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Molte donne vorrebbero rifarsi il seno, perchè troppo piccolo, troppo grande, di una forma che non piace o semplicemente perché non si sentono a proprio agio con il proprio corpo.
Eppure, molte di loro decidono di rimandare la scelta e non decidere realmente quello che le farebbe stare meglio per paura. 

In effetti, le paure prima di un intervento possono essere diverse, domande senza risposta e soprattutto paura di quello che potrebbero pensare gli altri.
Se però ci state pensando da un po’ e siete insicure o indecise sulla scelta migliore per voi, continuate a leggere per capire meglio come affrontare serenamente un intervento al seno.

Partiamo dall’inizio: è un intervento come gli altri?

Chiaramente si tratta di un intervento chirurgico, che ha un suo decorso operatorio. A differenza di altre operazioni però, il corpo ha bisogno di solamente un paio di giorni per poter tornare all’attività quotidiana.

Per poterlo affrontare serenamente consiglio sempre di scegliere bene il chirurgo e la clinica in cui verrà effettuato l’intervento e di seguire tutte le indicazioni date.

Quindi, vediamo quali sono i suggerimenti e i consigli più importanti da tenere in considerazione prima di sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica del seno.

Prepararsi all’intervento

Voglio qui parlare in prima persona: voglio rivolgermi proprio a te che stai leggendo questo articolo, per rassicurarti e spiegati come preparati al meglio .

Innanzitutto non avere timore dell’intervento. Si, il tuo corpo cambierà e dovrai abituarti alla tua nuova forma. Si, potrà esserci qualcuno che non ti appoggerà, ma non te ne curare se è quello che vuoi. Altrettanto vero è che potresti provare un po’ di fastidio dopo l’intervento. Tuttavia, si tratta di un’operazione molto richiesta e, se viene svolta da chirurghi competenti, semplice: la durata è di un’ora ed è possibile ritornare alla propria attività nel giro di un paio di giorni.

Parliamo ora di organizzazione. Capita di leggere articoli lunghissimi con le indicazioni più disparate, ma anche in questo caso non c’è da temere. Le nuove tecniche infatti permettono una rapida guarigione che richiede sì di non eccedere negli sforzi (soprattutto del tronco e delle braccia), ma anche di poter tranquillamente vivere la propria quotidianità. Se invece hai un lavoro più impegnativo dal punto di vista fisico, il mio consiglio è di riprendere in modo graduale, in modo da facilitare la guarigione.

Cosa succede dopo l’intervento?

Fatte queste premesse, puoi affrontare con totale serenità la tua operazione al seno. 

Uno dei tuoi migliori amici dopo l’intervento sarà il reggiseno post operatorio: rispetto alle fasciature permette una maggiore capacità di movimento e risulta nettamente più discreto sotto i vestiti.

Nei due giorni subito dopo l’intervento consiglio di prendersi del tempo e stare a riposo: puoi quindi decidere di dedicarti a qualche corso online oppure alla lettura di qualche libro o, perché no, finire le puntate della tua serie preferita.

Se dovessi avvertire qualche dolore o altri sintomi influenzali, contatta subito il tuo chirurgo assicurandoti che sia tutto nella norma, così da escludere complicazioni.

Altro step fondamentale: cerca di non fumare, sia prima che dopo l’intervento. Il fumo rallenta notevolmente i processi di guarigione e aumenta il rischio di complicanze, oltre che incidere negativamente sulla circolazione e sulla pelle.

Abituati il più possibile a mangiare sano e avere una diete equilibrata evitando le abbuffate e cibi poco salutari.

Non avere paura di chiedere aiuto

Infine non avere paura di chiedere. Il chirurgo e la clinica in cui opera sono a tua totale disposizione: ecco perché è fondamentale scegliere con cura a chi affidarsi; diffida inoltre di preventivi troppo bassi, spesso indice di cattiva qualità delle protesi o inesperienza del chirurgo.

Se dovessi essere ancora in dubbio, non esitare a contattarmi, sarò felice di rispondere alle tue domande.

Reggiseno post operatorio

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A differenza dei reggiseni che si possono trovare nei negozi di intimo, il reggiseno post operatorio è un capo più avvolgente, pratico e comodo.

Uno degli interventi di chirurgia estetica che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede è quello di mastoplastica additiva, che permette di aumentare il volume del seno e dare pienezza al décolleté. 

Se prima venivano usati cerotti e bende molto scomode e anti-estetiche, oggi si usano dei reggiseni appositi che sostengono il seno e soprattutto lo avvolgono e proteggono senza danneggiare le cicatrici o infiammare la zona.

In base all’intervento il reggiseno è diverso, vediamo le principali differenze e il suo compito.

Reggiseno contenitivo

Come abbiamo visto, il reggiseno contenitivo post intervento non è paragonabile alla classica lingerie, ma nemmeno a uno sportivo, poiché il ruolo è diverso.

Il reggiseno post operatorio ha una funzione molto importante. L’obiettivo, infatti, è ridurre il gonfiore e velocizzare il processo di guarigione.

Ogni reggiseno deve rispettare dei criteri che riguardano le cuciture, il tessuto, la fascia compressiva e chiaramente la praticità.

L’assenza di cuciture evita sfregature e pressioni; per quanto riguarda il tessuto invece, è importante che sia delicato e traspirante, anche perchè verrà indossato 24 ore al giorno per diverse settimane. La fascia compressiva ha un ruolo chiave, in quanto deve stabilizzare le protesi ed evitare gli accumuli di siero in tutta la zona mammaria. 

Oltre a tutto questo i fattori fondamentali sono comodità e praticità: quindi è bene scegliere reggiseni con l’apertura anteriore, chiusure a feltro e spalline regolabili.

Reggiseno post mastoplastica

Il reggiseno post mastoplastica additiva si caratterizza per essere più avvolgente e aderente rispetto agli altri.

Bisogna tenere in considerazione che, subito dopo l’inserimento delle protesi, il petto diventerà più pesante; pertanto è necessario avere spalline larghe a sufficienza e che non segnino troppo le spalle con rossori o sfregamenti. Inoltre, è bene che il reggiseno abbia la chiusura sul davanti, per facilitare i movimenti e le medicazioni.

Si sa, con l’arrivo del caldo si tendono a preferire capi leggeri e aperti; tuttavia è meglio evitare un reggiseno scollato fino alla fine del decorso operatorio, così che le protesi si possano stabilizzare completamente e il seno risulti perfettamente naturale; il ferretto infine è “vietato”, almeno per i primi sei mesi, perchè potrebbe portare complicare la corretta guarigione.

FAQ

Quanto tempo devo tenerlo?

Il reggiseno post mastoplastica additiva va indossato per almeno un mese giorno e notte. Personalmente però preferisco farlo tenere anche durante il secondo mese per 12 ore al giorno, in modo da stabilizzare definitivamente le protesi ed essere sicuri che l’impianto sia guarito.

É visibile?

Il reggiseno post operatorio può essere di forme diverse. Soprattutto negli ultimi anni le case produttrici hanno disegnato modelli meno visibili e ingombranti; si può comunque coprire con indumenti non scollati nè davanti nè dietro.

C’è solo di un colore?

Quando si sceglie il reggiseno post operatorio non c’è un’ampia scelta come quando si sceglie quello di lingerie, ma da qualche anno molte aziende hanno iniziato a produrne di diversi colori.

Ci sono quelli classici in color carne, bianco e nero, ma anche reggiseni più colorati che posso riprendere i colori dei vestiti estivi e primaverili.

Capezzoli turgidi

Capezzoli turgidi e nipple injection

Nel corso dei decenni i capezzoli hanno assunto diverse connotazioni. Basti pensare per quanto tempo sia stato un tabù non indossare il reggiseno sotto t-shirt e vestiti attillati. Mettere in risalto i capezzoli era infatti simbolo di sensualità e provocazione, spesso inaccettabili in società.

Negli ultimi anni stiamo assistendo a un’inversione di trend e sempre più donne sono sostenitrici del “free the nipple”, un movimento contro la censura del capezzolo. Diverse sono le star americane ad aver perorato la causa, tra cui Miley Cyrus o Kendall Kenner, i cui outfit hanno fatto molto parlare.

Capezzoli in vista

C’è chi nasconde i capezzoli e chi invece ama l’effetto vedo-non vedo, c’è chi compra copricapezzoli per eliminare ogni provocazione e chi invece li mette in risalto con top aderenti o magliette leggerissime al limite della trasparenza.

C’è chi però ha i capezzoli piatti o poco sporgenti e chi non li ha sempre turgidi. Da qui l’esigenza di molte donne di ricorrere alla chirurgia per la correzione del capezzolo.

Si tratta di una zona molto delicata del seno che richiede una particolare attenzione. Diffidate dalle informazioni che potete trovare sulla rete: selezionare le fonti è fondamentale, soprattutto quando si parla di interventi al seno e ai capezzoli.

Free nipple

Arriva direttamente dall’America la campagna “free the nipple”, libera i capezzoli, nata nel 2012 dalla necessità di sostenere il diritto delle donne americane di poter scegliere di mettersi in topless quando vogliono e di rimuovere i tabù sul corpo femminile.

Ecco perché un numero sempre maggiore di donne richiede qualche ritocco ai capezzoli. Vediamo quali sono le soluzioni migliori proposte dalla chirurgia estetica.

Mastoplastica additiva

Con un intervento di mastoplastica additiva si può sicuramente intervenire sui capezzoli. Le protesi infatti tendono a spingere i tessuti verso l’esterno, mettendo così in evidenza anche i capezzoli. L’effetto che si ottiene sono capezzoli più sporgenti e proiettati all’infuori.

Lipofilling

Questa tecnica usa del tessuto adiposo autologo (cioè proveniente da altre parti del proprio corpo) al posto dei filler di acido ialuronico. L’utilizzo di quest’ultimo (Macrolane) è stato vietato a causa delle diverse complicanze ed effetti collaterali e ad oggi non viene più praticato.

Correzione chirurgica

Soluzione adottata per chi ha i capezzoli particolarmente piatti.  L’intervento è molto simile a quello per correggere i capezzoli introflessi: i dotti lattiferi vengono allungati portando in capezzolo ad essere turgido e sporgente.

Capezzoli sporgenti

Se avere i capezzoli sporgenti e ben visibili può quindi essere un desiderio di diverse donne, è bene comunque fare un paio di considerazioni.

Il seno, oltre che avere un ruolo importante nell’estetica, è anche un organo con delle funzioni precise. Se quindi si sta progettando una gravidanza o si è ancora in giovane età, è meglio aspettare e non affrettare l’intervento.

Le tecniche che si possono utilizzare per correggere i capezzoli sono diverse, ma non tutte sono  valide e sicure. Il mio consiglio è di instaurare sempre un rapporto di totale fiducia con il chirurgo, il quale saprà consigliare la soluzione migliore. 

Infine, quando si parla di chirurgia estetica o plastica, non è possibile fare un prezzo valido in tutte le situazioni. Le variabili sono molte: il tipo di intervento, la clinica e così via. Un prezzo eccessivamente basso deve quindi essere sempre un campanello d’allarme.

Protesi al seno

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Quando si decide di eseguire un intervento, si nutrono spesso forti dubbi e preoccupazioni legati a forma, dimensione e tipo di protesi al seno.

Iniziamo con il fare un po’ di chiarezza. Esistono due diverse generazioni di protesi e possono essere distinte usando come punto di riferimento gli anni 2000. Quelle di vecchia generazione, utilizzate fino alla fine degli anni ’90, erano formate da un silicone meno denso e non coesivo: in caso rottura causata da un trauma o da deterioramento della protesi, c’era un rischio maggiore di infiammazione dei tessuti.
Quelle di nuova generazione invece sono formate da gel di silicone coesivo, cioè un materiale molto uniforme che evita dispersioni in caso di rottura della protesi e, di conseguenza, infiammazioni.

Tipi di protesi al seno

Prima di vedere quali siano i diversi tipi di protesi attualmente in uso e le loro caratteristiche, è utile sottolineare come non ci sia una protesi ideale e universalmente giusta. Ogni caso va preso singolarmente, tenendo presente la fisicità, le abitudini quotidiane e il periodo della vita della persona. Ecco perchè affidarsi a un medico esperto, oltre che essere sinonimo di qualità e sicurezza, determina la bellezza e la riuscita dell’intervento.

Inoltre, spesso mi vengono poste preoccupazioni e domande in merito al prezzo delle protesi e degli interventi. Gran parte delle volte, se non tutte, prezzi troppo bassi equivalgono a scarsa qualità; ecco perchè sapere quali siano i fattori che incidono sul prezzo può aiutare nella scelta .

Protesi a goccia

Le protesi a goccia, conosciute anche come anatomiche, sono particolarmente indicate per chi vuole un risultato più naturale. Grazie a questa loro caratteristica, sono molto richieste e sempre più case le producono: garantiscono risultati ottimali; nelle mani di un chirurgo specializzato in chirurgia del seno poi, il rischio di rotazione della protesi è sostanzialmente nullo.

Protesi rotonde

Questo tipo di protesi permette di avere il famoso “effetto push-up” ricercato da molte donne. Le protesi rotonde, infatti, rendono il seno maggiormente pieno e voluminoso nella parte superiore.

Protesi b-lite

Si tratta di protesi di ultima generazione studiate per rispondere alle esigenze di molte donne. Rispetto agli impianti tradizionali, sono rivestite in gel di silicone e sono più leggere del 30%. Questo ha numerosi vantaggi: il primo tra tutti è un seno più leggero che permette una maggior facilità nei movimenti quotidiani e sportivi. Inoltre garantiscono risultati più stabili nel tempo e una rapida ripresa.

Come scegliere le protesi

Partiamo da un concetto che può sembrare banale e scontato, ma è fondamentale: non esiste una protesi ideale e perfetta per ogni situazione. Vi faccio qualche esempio.

Se ho una paziente che ha dei fianchi importanti, opterò per delle protesi leggermente più grandi in modo da evidenziarli di meno e viceversa. Allo stesso modo, se c’è un caso in cui è presente un seno distanziato l’uno con l’altro, la scelta cadrà su protesi più larghe, in modo da cercare di avvicinare i seni senza esaltare il distanziamento.

Per questo è sempre importante guardare al contesto in cui si opera, considerando la fisionomia della persona, il suo stile di vita e il momento in cui si vuole effettuare l’intervento.

Durata delle protesi al seno

“Le protesi hanno una data di scadenza?”.
È questa una delle domande che mi viene maggiormente posta. Come accennato all’inizio di questo articolo, esistono due diverse generazioni di protesi. Fino agli anni ’90 veniva usato un gel non coesivo e, in caso di rottura, c’era un’alta probabilità di infiammare i tessuti circostanti. Per questa ragione, era decisamente consigliata la sostituzione dopo 10 anni.

Fortunatamente dagli anni 2000 la situazione è fortemente cambiata: le protesi usate oggi sono formate da un silicone altamente coesivo. Durano per tutta la vita e non è necessario cambiarle se non in caso di rottura, condizione che, però, si può verificare solo in seguito a un trauma. Quindi capita molto più di frequente sostituire una protesi perché è cambiata la forma del seno, piuttosto che per problemi legati alla protesi stessa.

Scadenza delle protesi

A questo punto è necessario fare ancora un paio di considerazioni: la protesi ed il seno stesso durante il corso degli anni vanno in corso a un cambiamento naturale. Per questa ragione consiglio sempre di tenere sotto controllo la situazione con visite periodiche ed esami come l’ecografia del seno.

Un’altra cosa da tener presente è il momento della vita in cui si pianifica una chirurgia: pazienti molto giovani che vanno incontro ad un intervento come la mastoplastica additiva per aumentare la taglia, si troveranno con qualche possibilità di dover a sostituire le protesi al seno a causa di una gravidanza o di cambiamenti ormonali nel corpo. Chi si sottopone all’intervento in età più avanzata invece, per intenderci quando non subirà più grossi cambiamenti del corpo, avrà maggior sicurezza di tenere le stesse protesi per tutta la vita.

Attenzione però! Non tutti i chirurghi hanno smesso di usare le protesi di vecchia generazione: in caso di dubbi non c’è nulla di più semplice che chiedere ed informarsi.

Sostituzione e rimozione delle protesi

Con le protesi di ultima generazione quindi, nessuna donna è obbligata a cambiarle; è più una questione legata alla forma del proprio seno: se resta stabile le protesi si tengono, se cambia o scende verso il basso o si volesse cambiare la dimensione, si pianifica una sostituzione.
Ci sono poi casi in cui si sceglie di rimuoverle: per evitare un effetto sgonfio e cadente, si possono valutare soluzioni come la mastopessi o il lipofilling, in grado di mantenere un bell’aspetto anche dopo.

Seno rifatto al tatto

Se improvvisamente doveste sentire qualcosa nella parte bassa del seno in seguito a un impianto di protesi non c’è da allarmarsi. Molto probabilmente si tratta del bordo della protesi, ma per essere maggiormente sicuri e tranquilli si può effettuare una visita di controllo.

A che cosa è dovuto? I tessuti del seno, soprattutto nella parte inferiore, sono molto sottili, in particolare modo in chi si sottopone a un intervento di mastoplastica additiva o di mastopessi.
Solitamente è una condizione che non si manifesta nelle settimane immediatamente successive all’intervento, bensì dopo qualche mese: pian piano i tessuti si sgonfiano e tornano alla normalità, facendo riacquisire sensibilità

Protesi al seno problemi e soluzioni

Che cosa si può fare? La prima cosa da fare è avere molta pazienza: infatti la maggior parte delle volte dopo qualche settimana la capsula che circonda la protesi al seno si inspessisce; facendolo crea una barriera che riduce nettamente quella sensazione al tatto. Se questo non dovesse succedere, si potrebbe valutare di associare una procedura abbastanza leggera chiamata lipofilling : consiste nel prendere un po’ di tessuto adiposo da un’altra parte del corpo e impiantarlo nella parte bassa del seno. Questa tecnica si chiama “mastoplastica additiva ibrida”, proprio perché si va ad aumentare il seno un po’ con la protesi e un po’ con il tessuto adiposo e aiuta molto a non sentire la protesi nella parte bassa del seno.

Ad ogni modo anche se non si intervenisse in alcun modo la situazione non peggiorerebbe e non ci sarebbero rischi. Gli unici consigli per chi sta decidendo se sottoporsi a un intervento o meno sono due: il primo è scegliere una protesi non troppo grande. Questo perchè più la protesi ha dimensioni contenute, meno è frequente che si possa sentire con le mani il bordo. Se poi state pianificando una gravidanza, aspettate: con l’attesa e l’allattamento il corpo subisce grandi cambiamenti che potrebbero incidere sul risultato finale.

Protesi anatomiche o rotonde?

Si arriva sempre alla fatidica domanda “protesi anatomiche o rotonde?”
Sicuramente la scelta delle protesi è un momento delicato per ogni intervento di mastoplastica additiva, perché la loro forma è ciò che determina il risultato finale.

Non c’è una protesi migliore e una peggiore; come ripeto sempre, ogni donna è diversa, ogni seno è diverso quindi l’intero intervento va adattato alle sue esigenze e ai risultati che la paziente desidera ottenere.
Di fatto, il mio ruolo, e quello dei miei colleghi, è indirizzare la paziente verso la scelta giusta.
Ecco perchè in visita di consulto faccio sempre una valutazione delle condizioni di partenza, cosicché il risultato possa essere il più naturale e armonioso possibile.

Infatti, se fino agli anni ‘60 si preferivano décolleté decisamente prosperosi, oggi i canoni estetici sono cambiati e la maggior parte delle donne desidera un seno proporzionato e privo di volumi eccessivi. 
Questo risultato si ottiene sia con le protesi rotonde, sia con quelle anatomiche, quindi, in attesa di parlare con il proprio chirurgo estetico, andiamo a capire quali sono le differenze e come scegliere quella più adatta al proprio fisico.

Protesi rotonde

Le protesi rotonde sono quelle ideali per chi desidera un effetto push up.
Hanno una base circolare e la loro forma ricorda una sfera tagliata a metà.
Il volume di queste protesi è distribuito in modo uniforme; pertanto il punto di massima proiezione si trova esattamente al centro.

Proprio per questa loro caratteristica, questo punto rimane invariato a prescindere dalla forza di gravità, quindi anche quando la paziente è in piedi o sdraiata. 
Il vantaggio di usare queste protesi sta nel maggior riempimento della mammella, che appare più voluminosa sia nella sua parte inferiore che in quella superiore.

In più, c’è da dire che le protesi rotonde sono le prime ad esser state commercializzate e sono quindi le più utilizzate, specialmente dalle donne che desiderano maggiore volume in tutte e due le porzioni del seno.
Il volume si sceglie insieme al chirurgo, che in base alla taglia desiderata, sceglie la misure più adeguata. 

Protesi anatomiche

Le protesi anatomiche sono chiamate in questo modo perché ricordano a grandi linee l’anatomia della mammella.
Queste sono l’ideale per tutte le donne che desiderano aumentare il seno in modo completamente naturale, senza stravolgere le forme e le armonie del proprio corpo.
Infatti, anche se sottoposte alla forza di gravità si nota comunque la forma a goccia, simile al seno “a coppa di champagne”.

Il vantaggio di usare queste protesi è che consentono di risolvere l’eccessiva vicinanza del capezzolo alla parte inferiore della mammella, conferendole una forma migliore.
Si tratta di protesi preformate che ben si adattano a chi non ha perso del tutto il volume del seno.
Chiaramente, anche queste sono disponibili in diverse misure, il che permette sia alla paziente che al chirurgo di optare per quella che meglio si adatta al suo corpo.

Come scegliere quelle giuste?

La scelta delle protesi avviene in fase di consulto, chiaramente insieme al chirurgo estetico.
Un buon chirurgo si adegua ai desideri della paziente, un ottimo chirurgo, invece, cerca di realizzarli senza però permetterle di stravolgere le armonie, quindi utilizzando il buon senso.

Ma quali protesi preferire? Anatomiche o rotonde?
La scelta dipende per lo più in base a quattro fattori:

  • La situazione di partenza, quindi la conformazione del seno che si desidera aumentare o correggere;
  • Il risultato che si vuole ottenere;
  • La tecnica operatoria che si sceglie di utilizzare (sottomuscolare, sottoghiandolare o Dual Plane);
  • L’esperienza del chirurgo.

Come si può intuire, quindi, non esiste la protesi perfetta, ma quella che si adatta meglio alla paziente.
Fondamentalmente, per avere un risultato che sia il più naturale possibile, la scelta delle protesi, una volta chiariti gli intenti con il chirurgo, va lasciata a lui.
In questo modo ci si può assicurare un risultato ottimale, naturale, proporzionato e armonioso.

Ecco perchè non mi stancherò mai di ripetere che bisogna affidarsi solo a professionisti esperti, che abbiano migliaia di interventi alle spalle.
Solo in questo modo ci si può assicurare il massimo del comfort e delle possibilità di scelta, sia delle tecniche adoperate che della qualità delle protesi.

Quali sono le differenze?

Adesso che abbiamo capito che non esiste una protesi migliore e una peggiore, andiamo a capire quali sono le differenze tra le protesi anatomiche e quelle rotonde.

  • Sensazione al tatto: quelle anatomiche risultano più naturali, anche se l’aspetto complessivo dipende molto anche dalla dimensione, dal posizionamento e dal seno di partenza;
  • Personalizzazione: a causa della loro forma, le protesi rotonde sono meno personalizzabili, specialmente in larghezza, altezza, curvatura e volume nella regione superiore e inferiore;
  • Prezzo: tendenzialmente le protesi anatomiche costano di più di quelle rotonde;
  • Riempimento del seno: le protesi rotonde riempiono uniformemente sia la parte superiore della mammella sia quella inferiore, quelle anatomiche seguono la forma del seno;
  • Risultato estetico: le protesi rotonde restituiscono al seno un effetto push-up, quelle anatomiche fanno apparire il seno molto naturale, anche se il risultato dipende dalla situazione di partenza e dal risultato che si desidera ottenere.

Queste sono le principali differenze tra i due tipi di protesi; resta sottointeso che per qualsiasi domanda, dubbio o curiosità sulle protesi o sull’intervento da eseguire, rimango a disposizione. 

Protesi B-lite: l’ultima rivoluzione in fatto di protesi

Leggere e resistenti, le protesi B-lite hanno conquistato le donne che desiderano sottoporsi alla mastoplastica additiva. Scopriamo il perché.

Una volta fatto il grande passo e deciso di sottoporsi a una mastoplastica additiva, arriva il momento di scegliere il tipo di protesi. E da quando sul mercato si sono affacciate le nuove protesi B-lite, la decisione si è fatta più difficile.
Quali sono le differenze fra una protesi B-lite e una tradizionale?

Protesi B-lite: cosa sono

Risultato della ricerca israeliana, le protesi B-lite pesano circa il 30% in meno di quelle tradizionali e il loro valore aggiunto sta tutto in questa caratteristica. Basti pensare che la classica protesi in silicone arriva a pesare fino a 400 grammi, mentre questi nuovi dispositivi raggiungono a malapena i 270.
Come le protesi tradizionali, anche le B-lite sono biocompatibili e realizzate in silicone, ma a questo sono state aggiunte delle microsfere di vetro borosilicato, che contribuiscono renderle leggere, morbide e resistenti. Caratteristiche che le rendono di gran lunga migliori delle protesi utilizzate finora.

Per ché scegliere una protesi B-lite

Non è un caso, se le protesi B-lite stanno riscuotendo tanto successo. Il loro minor peso, infatti, contribuisce a mantenere la forma del seno più a lungo, evitando lo stiramento della pelle, che contribuisce a rendere le mammelle flaccide e cadenti.
La leggerezza di queste protesi, inoltre, è perfetta per quelle donne che non vogliono rinunciare allo sport ed hanno quindi bisogno di leggerezza durante il movimento fisico, ma anche per quelle che soffrono di dolori alla schiena: un seno troppo pesante, infatti, può contribuire a una postura scorretta e, quindi, all’insorgere di problemi alla colonna vertebrale e alle spalle.
Da non sottovalutare, poi, un aspetto legato ai risultati estetici. Uno dei rischi che si corrono con l’impianto di protesi troppo pesanti è l’incapsulamento, ossia quella reazione incontrollata dell’organismo che, nel tentativo di reagire a un corpo estraneo, lo “attacca”, rivestendolo di tessuto fibroso. Quando questo accade, i seni si trovano ad essere bloccati e non sempre nella posizione giusta. Il risultato è una sgradevole asimmetria, che può essere risolta solo con un nuovo intervento chirurgico. Le Protesi B-lite, grazie alla loro leggerezza, riducono di parecchio questa spiacevole possibilità
E per concludere, non va sottovalutato il fatto che con queste protesi di ultima generazione la diagnostica non è più un problema. In virtù della loro composizione maggiormente radiotrasparente, infatti, permettono indagini senologiche più accurate rispetto alle tradizionali protesi in silicone.