Quali protesi usare per avere un seno naturale?

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La mastoplastica additiva, comunemente nota come intervento per l’aumento del seno, è diventata una delle procedure chirurgiche estetiche più richieste nel mondo. Molte donne desiderano migliorare le proporzioni del loro corpo e ottenere un seno più pieno e armonioso. Un aspetto cruciale nella scelta del tipo di protesi è ottenere un risultato naturale, in modo che il seno appaia autentico e in sintonia con le caratteristiche fisiche individuali. In questo articolo, esploreremo le diverse tipologie di protesi mammarie disponibili e forniremo informazioni utili per aiutarti a prendere una decisione consapevole.

Perché fare una mastoplastica additiva

La decisione di sottoporsi a una mastoplastica additiva è una scelta personale che va valutata attentamente. Molte donne scelgono di sottoporsi a questa procedura per ragioni estetiche, come il desiderio di avere un seno più voluminoso e proporzionato al resto del corpo. Altre donne possono optare per l’intervento dopo una mastectomia o per correggere asimmetrie o deformità congenite. La mastoplastica additiva può avere un impatto significativo sulla fiducia in sé stesse e sulla propria autostima, permettendoti di sentirti più sicura e in sintonia con il tuo corpo.

Tipologie di protesi in base alla forma

Sicuramente la scelta delle protesi è un momento delicato per ogni intervento di mastoplastica additiva, perché la loro forma è ciò che determina il risultato finale, insieme alla scelta del materiale di cui saranno costituite.

Iniziamo col dire che le protesi mammarie sono disponibili in diverse forme, ognuna delle quali offre caratteristiche specifiche. Le forme più comuni sono rotonde e anatomiche.
Le protesi rotonde offrono una maggiore pienezza nella parte superiore del seno, creando un aspetto più “pieno” e “tirato”. Sono quindi ideali per chi desidera un effetto push up: hanno una base circolare e la loro forma ricorda una sfera tagliata a metà.

Il volume di queste protesi è distribuito in modo uniforme; pertanto il punto di massima proiezione si trova esattamente al centro. Proprio per questa loro caratteristica, questo punto rimane invariato a prescindere dalla forza di gravità, quindi anche quando la paziente è in piedi o sdraiata.

Il vantaggio di usare queste protesi sta nel maggior riempimento della mammella, che appare più voluminosa nella sua parte superiore che in quella inferiore. Va però detto che nel 95% dei casi sono senz’altro preferibili le protesi anatomiche, che donano un aspetto senz’altro più naturale armonioso.

Le protesi anatomiche (chiamate in questo modo perché ricordano a grandi linee l’anatomia della mammella), al contrario, sono progettate per imitare la forma naturale del seno, con una maggiore proiezione nella parte inferiore. Sono l’ideale per tutte le donne che desiderano aumentare il seno in modo completamente naturale, senza stravolgere le forme e le armonie del proprio corpo: infatti, anche se sottoposte alla forza di gravità si nota comunque la forma a goccia, simile al seno “a coppa di champagne”.

Sia le protesi rotonde che quelle anatomiche sono disponibili in varie misure, il che permette sia alla paziente che al chirurgo di optare per quella che meglio si adatta al risultato voluto: la scelta tra queste due forme dipenderà quindi dalle preferenze individuali e dagli obiettivi estetici desiderati.

Tipologie di protesi in base al materiale

Le protesi mammarie (sia rotonde che anatomiche) possono essere realizzate con diversi materiali, tra cui i più diffusi e utilizzati sono il silicone e la soluzione salina.

Le protesi al silicone sono le più comunemente utilizzate, poiché offrono una sensazione e un aspetto più naturali rispetto alle protesi saline. Il silicone è un gel coesivo che mantiene la sua forma e consistenza nel tempo.

Le protesi in soluzione salina sono riempite con una soluzione salina sterile dopo l’inserimento e possono essere regolate in termini di volume. Va detto che l’utilizzo di quest’ultima tipologia è ormai molto raro, soprattutto in Europa e la tendenza è quella di utilizzare le protesi al silicone. Entrambi i tipi di protesi sono comunque sicuri e approvati dalla FDA.

Pro e contro per ogni tipo di protesi

Non c’è una protesi migliore e una peggiore; come ripeto sempre, ogni donna è diversa, ogni seno è diverso quindi l’intero intervento va adattato alle sue esigenze e ai risultati che la paziente desidera ottenere.

Di fatto, il mio ruolo, e quello dei miei colleghi, è indirizzare la paziente verso la scelta giusta.

Ecco perché in visita di consulto faccio sempre una valutazione delle condizioni di partenza, cosicché il risultato possa essere il più naturale e armonioso possibile.

Infatti, se fino agli anni ‘60 si preferivano décolleté decisamente prosperosi, oggi i canoni estetici sono cambiati e la maggior parte delle donne desidera un seno proporzionato e privo di volumi eccessivi.

Questo risultato si ottiene sia con le protesi rotonde, sia con quelle anatomiche, quindi, in attesa di parlare con il proprio chirurgo estetico, andiamo a capire quali sono le differenze e come scegliere quella più adatta al proprio fisico.

Le protesi al silicone offrono un aspetto e una sensazione più simili al tessuto mammario naturale, consentendo risultati estetici più realistici. Tuttavia, tendenzialmente richiedono un monitoraggio regolare per verificare eventuali rotture.

Anche se le protesi di ultima generazione vengono realizzate con silicone coesivo, che di fatto non sono suscettibili ad alcun tipo di rottura. È comunque opportuno effettuare un controllo ecografico annuale per verificare l’integrità delle protesi e, in ogni caso, sottoporsi a una visita di controllo in caso di traumi.

Come scegliere la protesi più adatta

La scelta della protesi mammaria più adatta dipende da diversi fattori, tra cui la struttura corporea, le dimensioni del seno desiderate e le preferenze personali. In linea di massima possiamo dire che la scelta dipende per lo più id a quattro fattori:

  • La situazione di partenza, quindi la conformazione del seno che si desidera aumentare o correggere;
  • Il risultato che si vuole ottenere;
  • La tecnica operatoria che si sceglie di utilizzare (sottomuscolare, sottoghiandolare o Dual Plane);
  • L’esperienza del chirurgo.

Come si può intuire, quindi, non esiste la protesi perfetta, ma quella che si adatta meglio alla paziente. Fondamentalmente, per avere un risultato che sia il più naturale possibile, la scelta delle protesi, una volta chiariti gli intenti con il chirurgo, va lasciata a lui. In questo modo ci si può assicurare un risultato ottimale, naturale, proporzionato e armonioso.

Ecco perchè non mi stancherò mai di ripetere che bisogna affidarsi solo a professionisti esperti, che abbiano migliaia di interventi alle spalle: solo in questo modo ci si può assicurare il massimo del comfort e delle possibilità di scelta, sia delle tecniche adoperate che della qualità delle protesi.

Differenze di costo e di trattamento tra i vari tipi di protesi

Le protesi mammarie possono variare significativamente per quanto riguarda il costo. Le protesi al silicone tendono ad avere un prezzo leggermente più alto rispetto alle protesi saline, così come tendenzialmente le protesi anatomiche costano di più di quelle rotonde. Ma è importante considerare che i costi dell’intervento chirurgico includono anche altri fattori, come le spese ospedaliere, le visite postoperatorie e l’anestesia.

Perché è importante una prima visita di consulto

Da quanto esposto fino a questo punto possiamo affermare con sicurezza che la prima visita di consulto con un chirurgo plastico è un passo essenziale per chiunque sia interessato a una mastoplastica additiva.

Durante questa visita, il chirurgo esaminerà l’anatomia del paziente, discuterà delle aspettative e dei desideri estetici, fornirà informazioni dettagliate sulle opzioni di protesi disponibili e risponderà a tutte le domande e le preoccupazioni del paziente.

Sarà inoltre valutata la storia clinica del paziente per garantire la sicurezza dell’intervento chirurgico. La visita di consulto consente al paziente di comprendere appieno i dettagli dell’intervento, i possibili rischi e i risultati attesi, fornendo una base solida per prendere una decisione informata.

Conclusioni

La scelta delle protesi mammarie per ottenere un seno naturale è un processo che richiede una valutazione attenta e una consulenza personalizzata con un chirurgo plastico qualificato. Considerando le diverse tipologie di protesi in base alla forma e al materiale, nonché i pro e i contro di ciascuna opzione, è possibile trovare la soluzione più adatta alle esigenze individuali.

Se desideri ottenere un seno naturale attraverso una mastoplastica additiva, ti consiglio di prenotare una visita di consulto presso il nostro ambulatorio, con l’impegno di offrirti un’attenzione personalizzata e professionale, ascoltando le tue esigenze e aiutandoti a raggiungere i tuoi obiettivi estetici in modo sicuro e naturale.

Prenota oggi stesso la tua visita di consulto e inizia il percorso verso un seno più armonioso e soddisfacente. Siamo qui per guidarti in ogni fase del processo e assicurarti un risultato che rispecchi la tua bellezza individuale.

Nota: Le informazioni fornite in questo articolo sono puramente informative e non sostituiscono la consulenza medica professionale. Prima di prendere qualsiasi decisione riguardo a una mastoplastica additiva, è fondamentale consultare un chirurgo plastico qualificato per una valutazione personalizzata.

Quanto durano le protesi mammarie?

Per aumentare il volume del seno è necessario un intervento chirurgico che prevede l’inserimento di protesi mammarie. Sono diverse le motivazioni che spingono una donna ad optare per tale intervento, dal desiderio di un seno che non è mai stato bello e proporzionato alla volontà di recuperare qualcosa che si ha perso . Tuttavia i una delle domande che mi vengono poste più frequentemente è: Quanto durano le protesi mammarie? Hanno una scadenza? Dovrò sostituirle prima o poi?

Non esiste una risposta unica e valida per tutti i casi. La durata delle protesi mammarie può infatti variare in base a diversi fattori. Tuttavia, ci sono alcune informazioni che possono chiarire meglio questo aspetto.

Innanzitutto, è importante chiarire subito che le protesi mammarie possono essere permanenti ma con il tempo possono subire usura e deterioramento. Detto questo la loro durata è influenzata da molti fattori tra cui: il tipo di protesi utilizzata, il metodo di inserimento, la posizione dell’incisione, lo stile di vita della paziente e le eventuali complicanze postoperatorie.

La durata media di una protesi mammaria di ultima generazione è di 15-30 anni o più (quelle in gel altamento coesivo hanno una durata media più lunga).

INSERIMENTO: 

Se l’inserimento è avvenuto attraverso l’incisione inframammaria (sotto il seno) o l’incisione periareolare (intorno all’areola) la durata sarà mediamente più lunga rispetto all’incisione trans-ascellare (sotto il braccio).

STILE DI VITA: 

Le donne che praticano sport ad alto impatto o sollevano pesi pesanti possono avere maggiori probabilità di avere problemi con le loro protesi mammarie rispetto alle donne che conducono uno stile di vita più sedentario.

COMPLICAZIONI POSTOPERATORIE: 

Eventuali complicanze postoperatorie, come le infezioni o le rotture delle protesi, possono influire sulla durata delle protesi mammarie. Tuttavia, con una corretta assistenza postoperatoria e un follow-up regolare con il chirurgo plastico, molti problemi possono essere prevenuti o gestiti in modo efficace.

Parte del mio lavoro, purtroppo, è anche risolvere problemi e disagi subiti da pazienti che (comprensibilmente) sedotti da promozioni e prezzi aggressivi, non hanno dato il giusto valore alla propria salute e sicurezza. Questo significa per il paziente non solo un rischio evitabile ed un risultato non soddisfacente, ma anche, in fin dei conti, un costo maggiore.

Per questo è fondamentale e più conveniente rivolgersi sempre a specialisti:

  • qualificati con migliaia di interventi eseguiti con successo
  • certificati da enti riconosciuti come lo SICPRE (Società Italiana Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica) e l’AICPE (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica)
  • che operino nelle migliori strutture cliniche
  • che ti seguano in ogni fase, dalla prima visita fino a tutto il decorso post-operatorio

Hai ulteriori dubbio o domande? Non esitare a contattarmi, sarò felice di risponderti ed aiutarti a fare la scelta migliore.

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Chirugo plastico di fama internazionale

Ideatore di nuove tecniche di Chirurgia Estetica e Chirurgia Plastica Autore di centinaia di articoli scientifici e capitoli di libri sulla chirurgia plastica estetica e ricostruttiva Costantemente invitato come ospite in congressi internazionali di alto livello
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Il Dr. Andrea Spano è un Chirurgo Plastico Estetico di fama internazionale, fondatore di theClinic, rinomata clinica in centro a Milano.

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in treno: dalla Stazione Centrale di Milano prendere la MM gialla in direzione Duomo, in 3 minuti a piedi si arriva in via Felice Cavallotti.

Perché la visita non è gratuita?Perché il Dr. Andrea Spano?

“Vorrei una terza di seno”

terza di seno

“Dottore, vorrei una terza di seno”

Ecco qual è il desiderio di molte pazienti quando si presentano in clinica per una visita pre operatoria.

Molte donne arrivano da me con delle idee già ben chiare rispetto alla taglia di reggiseno che vorrebbero ottenere. Purtroppo, però, nella maggior parte dei casi, dopo aver preso le misure del seno e del torace, quella terza taglia di reggiseno non è la misura giusta per loro.

Questo perché la misura del “nuovo seno” non va a taglie. In questo articolo, per l’appunto, voglio approfondire l’argomento, spiegando quali siano i criteri per una taglia perfetta e, di conseguenza, quali protesi scegliere. 

Questione di taglie o di proporzioni?

Ripeto sempre che non esistono due interventi identici tra di loro perché ogni persona è differente e, per questo, merita un intervento personalizzato.

Dunque, considerato che ogni corpo ha armonie e proporzioni differenti, non si può scegliere la protesi ragionando solo per taglie e misure del reggiseno.

Per scegliere la protesi giusta bisogna prendere le misure del seno e tenere in considerazioni tutte le caratteristiche della paziente, tra cui:

  • Peso e altezza
  • Stile di vita
  • Grandezza e forma del torace
  • Dimensione delle ghiandole mammarie
  • Quantità di tessuto adiposo presente

Si evince, quindi, che una coppa o una misura standard non può assolutamente tener conto di tutti questi fattori. D’altronde, è il ruolo del chirurgo estetico fare una visita di consulto precisa e accurata, durante la quale prendere con attenzione le misure del seno e del corpo per garantire un risultato perfettamente naturale ma comunque voluminoso.

Come scegliere la protesi della misura giusta

La protesi perfetta si sceglie tenendo conto di tutti i calcoli eseguiti durante la visita e, chiaramente, in base ai desideri della paziente.

Esistono tantissimi tipi di protesi, proprio per accontentare le richieste di tutte le donne: a goccia per una forma del seno più naturale, rotonda per dare volume anche nel polo superiore della mammella e via dicendo.

In più, aggiungo un altro elemento: tecnicamente la circonferenza del seno viene calcolata in centimetri cubici – cc – per cui parlare di taglie non è propriamente corretto. 

Dunque, se una donna, ad esempio, vuole una terza di seno, non significa che la misura che otterrà sia equivalente a quella di coppa 3B o 3C che si trova in commercio.

In chirurgia estetica, infatti, c’è un altro schema individuare le misure di un seno:

  • 150 cc: coppa A
  • 300 cc: coppa B
  • 450 cc: coppa C
  • 600 cc: coppa D

Tuttavia, io preferisco sempre basarmi sulle misure del corpo della paziente per eseguire una mastoplastica additiva. Credo infatti che questo schema sia tanto utile quanto pericoloso per delle mani inesperte.

Non sempre, come stavamo dicendo, il desiderio della paziente coincide con la naturalezza del risultato. Per questo, sottolineo sempre l’importanza di affidarsi a chirurghi estetici esperti: solo con l’esperienza si possono ottenere risultati naturali e otticamente perfetti.

Prendere il sole in topless: si o no?

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Si può prendere il sole in topless?

Una domanda che con l’arrivo dell’estate mi viene posta sempre più spesso. Partiamo da un presupposto: il seno si può abbronzare, ma con delle precauzioni.

Infatti, non ci sono dei limiti o dei divieti che impongono alle donne di prendere il sole sul seno, ma ci sono delle accortezze che vanno necessariamente rispettate se non si vuole incappare in spiacevoli e dolorose scottature.

In questo articolo vorrei approfondire l’argomento e fare chiarezza anche sulla questione “salute”. Molte persone, infatti, credono che l’abbronzatura sul seno aumenti le probabilità di sviluppare melanomi. In realtà, questa è una falsa credenza che non ha alcun fondamento perché non ci sono delle dimostrazioni scientifiche o dei precedenti dimostrabili.

Si può andare in spiaggia senza reggiseno dopo la mastoplastica?

Dopo una mastoplastica, che sia additiva, riduttiva o di sollevamento, le donne prendono fiducia con il loro corpo e potrebbero sentirsi a loro agio ad abbronzarsi il topless.

In un altro articolo abbiamo già visto che è possibile andare al mare o in piscina dopo un’operazione di rimodellamento del seno. L’importante è esporsi al sole dopo minimo 1 mese dall’intervento avendo cura di proteggere le cicatrici. 

Per togliersi il reggiseno in spiaggia è infatti fondamentale aspettare la completa guarigione del seno: non basta che questo si sia sgonfiato, serve soprattutto che le protesi si siano assestate. È per questo che è necessario indossare per almeno 30 giorni, sia di giorno che di notte, il reggiseno post operatorio. 

Dunque, in spiaggia senza reggiseno di può andare anche dopo una mastoplastica, ma dopo qualche settimana dall’intervento e con la premura di applicare una crema solare SFP 50+ a schermo totale, specialmente sulle cicatrici.

Aggiungerei anche un’altra precisazione: la crema solare va applicata a prescindere, anche se il seno non è stato rifatto. In più, il seno, avendo una carnagione più chiara, risulta molto più sensibile rispetto alle altre aree del corpo. 

Quindi, che l’intervento al seno sia stato imminente o che non si sia mai fatto, è importante proteggere il décolleté dai raggi UV. 

I rischi per la salute

Come dicevo, molte donne sono preoccupate e scelgono di non prendere il sole in topless per paura di incorrere in rischi per la salute.

Tuttavia, non c’è da preoccuparsi. Il rischio di sviluppare tumori al seno o cheratosi attiniche aumenta solo ed esclusivamente se l’esposizione al sole non è protetta.

Dunque, il mio consiglio è quello di evitare le ore più calde e proteggere la pelle con cosmetici appositi. Associare l’esposizione solare in topless al tumore del seno è una credenza totalmente infondata.

Lo stesso discorso vale per “l’invecchiamento del seno” causato da sole. 

Il fotoaging, ossia l’invecchiamento causato dai raggi UV, è un fenomeno molto diffuso causato da un’esposizione non protetta.

Anche in questo caso, quindi, per evitarlo o prevenirlo, è necessario applicare le creme solari. In questo modo si evitano dolorose scottature e anche la comparsa di rughe precoci sul décolleté.

Capezzoli: al mare possono essere esposti ai raggi uv?

Anche i capezzoli, sebbene siano ancora più delicati del seno, possono essere esposti al sole.

I casi in cui personalmente lo sconsiglio sono quelli in cui c’è stato un intervento imminente, se ci sono dei tatuaggi o se si ha appena terminato un percorso di terapia oncologiche.

In quest’ultimo caso perché le terapie causano un assottigliamento dello strato superficiale della pelle, oltre che una diminuzione del collagene e delle fibre elastiche, quindi aumentano notevolmente le probabilità di sviluppare infiammazioni, irritazioni o scottature.

Come curare una scottatura al seno

Per curare una scottatura, generalmente, si interrompe l’esposizione al sole e si applicano delle creme lenitive doposole che hanno il compito di calmare il bruciore e il prurito.

Anche per il seno, dunque, si può applicare una creme lenitiva. Se invece la scottatura è più profonda, allora suggerisco di rivolgersi a un medico, per valutare il grado di ustione e optare per delle pomate a base di cortisone.

L’obiettivo, ovviamente, è prevenire e prendere il sole in modo graduale anche perché eritemi frequenti provocano un precoce invecchiamento della pelle con comparsa e accentuazione di rughe, oltre che ad alcune forme di tumori cutanei.

Mastoplastica riduttiva: non è solo un problema estetico

riduzione del seno

La mastoplastica riduttiva non è sempre una questione estetica; la riduzione del seno, infatti, viene eseguita spesso e volentieri per motivi di salute.

In effetti, per quanto molte donne, spinte dalla ricerca della perfezione, ricorrano a interventi di aumento per avere qualche taglia in più, ce ne sono molte altre che desiderano un seno più piccolo.

In questo caso, la ricerca della bellezza non c’entra. Le cause sono molto spesso legate alla salute e a difficoltà psicologiche che, a loro volta, possono diventare l’origine di disturbi fisici veri e propri.

Spesso i motivi per cui si fa ricorso alla riduzione del seno sono legati all’esigenza di limitare o eliminare del tutto i disturbi collegati all’eccessivo volume, tra cui: 

  • Dolore alla schiena o alla regione cervicale e lombare;
  • Problemi di respirazione;
  • Lesioni in corrispondenza delle spalline del reggiseno e nella piega sottomammaria. 

Ma anche:

  • La ridotta scelta di capi di abbigliamento disponibili per chi ha un seno molto prosperoso;
  • L’impedimento a svolgere un’attività sportiva;
  • Limiti in ambito sociale e relazionale.

Ricordiamoci che la presenza di un seno molto grande e cadente può dipendere da fattori genetici, dalla recettività ormonale del tessuto delle mammelle o dall’aumento di peso. Dunque, l’unico modo per intervenire è chirurgico.

La mastoplastica riduttiva è infatti un intervento di chirurgia plastica ed estetica che dà ottimi risultati, a patto però che venga eseguito da un chirurgo estetico plastico, specializzato in interventi del seno, all’interno di strutture debitamente attrezzate e autorizzate.

Riduzione del seno: quando è consigliabile?

Come stavamo già dicendo, quando le dimensioni eccedono ci possono essere delle conseguenze non indifferenti sulla postura, causando problemi, anche gravi, alla colonna vertebrale. 

Un peso eccessivo delle mammelle, infatti, sposta inevitabilmente il baricentro del corpo in avanti, costringendo collo e spalle a farsi carico di un lavoro eccessivo, nel tentativo di correggere lo sbilanciamento.

Inoltre, un seno troppo abbondante è una delle cause principali di posture errate, con l’insorgere di cifosi e scoliosi, che finiscono per minare seriamente le curve fisiologiche della colonna vertebrale. 

Questo succede non solo in conseguenza di un peso eccessivo, ma anche come risultato di un certo disagio psicologico. In effetti, non tutte le donne amano stare al centro dell’attenzione e un seno sproporzionato e ingombrante non aiuta certo a passare inosservate.

In più, accennavamo che le dimensioni di un seno troppo grande impediscono la pratica di alcuni sport, oltre che rendere difficile indossare alcuni capi di vestiario, come canottiere e abiti scollati. 

Sembrano dettagli, ma in realtà queste difficoltà possono minare seriamente l’autostima della donna e rendere molto complicate le relazioni sociali, affettive e sessuali.

Un intervento di mastoplastica per la riduzione del seno, pertanto, migliora sensibilmente la postura e la percezione del proprio corpo, con ricadute positive anche sulla salute e la psiche.

Quando è consigliabile un intervento di riduzione del seno?

Alla luce di quanto detto finora, la riduzione del seno viene principalmente eseguita per eliminare i danni fisici, ripristinare il benessere psicologico della paziente o anche solo per assicurarsi proporzioni più armoniose e correzioni di eventuali asimmetrie.

L’intervento, dunque, è consigliato anche in giovane età. Tuttavia, suggerisco di attendere il completo sviluppo del seno, che avviene, generalmente, intorno al compimento della maggiore età.

L’importante è ricordarsi che, sebbene venga considerato un intervento estetico, la riduzione del seno, anche quando eseguita per problemi di salute, è pur sempre un’operazione chirurgica e comporta inoltre delle cicatrici visibili. È quindi necessario rivolgersi a professionisti qualificati e con esperienza.

I problemi di salute connessi a un seno troppo voluminoso

Visto che li abbiamo solamente menzionati, cerchiamo di capire meglio quali siano i problemi di salute e gli effettivi risvolti causati da un seno eccessivo.

Problemi alla schiena

Il disagio maggiore che sentono le donne con un seno troppo grande è legato al suo peso.

Infatti, la mastoplastica riduttiva è utile per ridurre i dolori causati dall’eccessivo peso del seno, che potrebbe comportare dolori diffusi alla schiera, in particolare nella zona cervicale e lombare. 

Ma non solo, è utile anche per scongiurare eventuali modificazioni delle curve della colonna vertebrale e l’aggravarsi di problemi psicologici. 

Problemi di respirazione

Da non sottovalutare è il disagio respiratorio che  può causare un seno troppo voluminoso. Proprio per questo l’intervento di riduzione può aiutare a diminuire la massa che comprime la cassa toracica, in modo da avere una sua dilatazione più ampia.

Lesioni alla pelle

L’intervento per ridurre il seno riesce a risolvere il problema delle ferite. Infatti, il peso di un seno troppo voluminoso può dar luogo a delle lesioni nella piega sottomammaria e in corrispondenza delle spalline del reggiseno.

Problemi psicologici e sociali 

Molte donne non si sentono a loro agio ad esempio indossando abiti scollati, in quanto un seno prosperoso tende ad attirare sguardi. 

Infatti, dopo la riduzione del seno la maggior parte delle donne si sentono rinascere: possono indossare capi che piacciono senza sentirsi a disagio. Inoltre, riescono a eseguire esercizi sportivi con maggiore dimestichezza. 

In generale, si può affermare che una riduzione del seno migliori l’autostima e di conseguenza la vita sociale e sessuale.

 

 

 

Mastoplastica additiva in estate: si o no?

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Molto spesso le mie pazienti mi fanno una domanda: “Dottore ma posso sottopormi alla mastoplastica additiva in estate?”

La mia risposta è sempre è solo una: assolutamente sì.

Molti credono che l’estate sia il periodo nemico degli interventi chirurgici; in realtà non è così, anzi. In molti casi le vacanze sono il momento ideale per rifarsi il seno e in questo articolo voglio spiegarti il motivo.

Tuttavia, va fatta una premessa: se ci si vuole operare in estate per poi correre ad agosto in spiaggia a sfoggiare il nuovo décolleté, meglio sarebbe fissare la data dell’operazione entro giugno. Se, invece, si vogliono sfruttare i momenti di relax per la guarigione, allora non ci sono limiti particolari.

Chiaramente, il caldo è un fattore determinante ma possiamo dire che i condizionatori e gli ambienti climatizzati possono essere validi alleati. Anche perché, chi comanda sull’intervento sono prima di tutto l’organizzazione familiare e quella professionale.

Cerchiamo di capire meglio cosa intendo.

I miei consigli

Abbiamo appena visto che rifarsi il seno in estate è qualcosa di assolutamente possibile e realizzabile. Tuttavia, ci sono alcuni accorgimenti da seguire:

  • Cicatrici: l’attenzione primaria va a loro. D’estate si tende a sudare di più e certamente il sudore non aiuta la guarigione delle cicatrici.
  • Protezione solare: già dopo un mese si può tranquillamente vivere in totale serenità le ferie, con tanto di bagno al mare o in piscina e abbronzatura. Consiglio però una protezione a schermo totale per il seno e le cicatrici soprattutto. In questo modo il seno è protetto e non rimangono i segni delle già piccolissime cicatrici.

Reggiseno post operatorio: ricordiamo che per tutto il mese successivo all’intervento va indossato il reggiseno post operatorio , affinché il seno venga avvolto e protetto senza danneggiare le cicatrici o infiammare la zona. È per questo motivo che consiglio di stare in luoghi climatizzati…il reggiseno contenitivo, con il caldo estivo, diventa davvero pesante da indossare tutto il giorno.

  • Drenaggio: lo menziono perché molte pazienti sono preoccupate per il drenaggio. In realtà questo non viene quasi mai utilizzato per una mastoplastica additiva. Ne parlo ancora meglio in questo articolo.
  • Fai movimento: ovviamente scegli le ore meno calde, ma muoviti fin da subito. Inizia con brevi passeggiate ma non rimanere ferma. Fare movimento sin da subito aiuterà la contrazione muscolare, che funge da pompa sia per il circolo sanguigno che per quello linfatico aiutando l’eliminazione dell’edema.

Alla luce di quanto detto finora, il mio consiglio è che l’estate è un periodo in cui si possono eseguire tutti i tipi di intervento, compreso quello per aumentare il volume del seno.

Vi consiglio però di aspettare sempre almeno 3 settimane prima di andare al mare oppure di aspettare che sia passato almeno un mese dall’intervento se si vogliono organizzare delle vacanze.

Questo per tre motivi:

  • Il seno sarà sicuramente sgonfiato
  • I lividi saranno scomparsi del tutto
  • Le cicatrici si saranno appianate completamente

Il periodo migliore per rifarsi il seno

Io penso che il periodo migliore per fare un intervento al seno sia quello che va da ottobre ad aprile, quindi le stagioni più fresche.

Fermo restando, però, che dev’essere la paziente a dettare i tempi più giusti per lei. L’operazione, come dico sempre, dev’essere un piacere e non un peso. Dunque, sarebbe inutile programmarla in un momento in cui si è presi dal lavoro o in cui non ci sono persone che possano darci una mano nei primi giorni.

Oltretutto, l’operazione, per quanto sia ormai molto semplice e dai brevi decorsi post operatori, richiede alcune attenzioni quindi meglio essere libere da ogni impegno professionale e godersi un po’ di riposo. 

Mastoplastica secondaria

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Quando parliamo di mastoplastica secondaria ci riferiamo alla ripetizione di un intervento di mastoplastica additiva, tendenzialmente eseguito per migliorare i risultati estetici della prima operazione. 

Partiamo da una premessa necessaria: la mastoplastica secondaria è un’operazione che può essere eseguita per diversi motivi e non necessariamente per sostituire le protesi.
In questo articolo voglio quindi approfondire l’argomento e, soprattutto, fare chiarezza sulla sostituzione delle protesi.

I motivi per cui è utile sostituire le protesi al seno

Molti pensano che sia necessario sostituire le protesi ogni 10-20 anni circa.
In realtà non è così, o per lo meno non più. Una volta, in effetti, gli impianti non erano come quelli odierni e quindi, per la salute e la sicurezza della paziente, era necessario programmare un intervento di mastoplastica secondaria.

Oggi, però, non c’è alcun obbligo di sostituire protesi dopo 10 o 20 anni perché le protesi sono di ultima generazione e i materiali utilizzati sono sicuri al 100%.
Ecco quindi che la mastoplastica secondaria si esegue solo per motivi estetici, eccetto rari casi:

  • Spostamento delle protesi
  • Contrattura capsulare
  • Rottura delle protesi
  • Sostituzione delle protesi di vecchia generazione (unico caso in cui si esegue una sostituzione)

In linea generale, possiamo dire che la mastoplastica secondaria può avere due scopi: 

  1. Correggere i risultati di una mastoplastica additiva non eseguita correttamente;
  2. Migliorare i risultati estetici di un aumento a distanza di anni, magari dopo una gravidanza o delle variazioni di peso importanti, che influenzano necessariamente l’aspetto del seno.

In cosa consiste un intervento di mastoplastica secondaria?

L’intervento di sostituzione delle protesi è un’operazione molto complessa e delicata.

Non si tratta infatti di una procedura o una tecnica simile a quella utilizzata durante un intervento di mastoplastica additiva.

Infatti, è raro che le pazienti, per questa tipologia di intervento, si affidino a chirurghi alle prime armi. Solitamente, quando si vuole rimediare a un danno, ci si rivolge sempre a un chirurgo esperto e con anni di pratica alle spalle.

Come ripeto sempre, però, bisognerebbe sempre e solo affidarsi a professionisti specializzati in chirurgia del seno, anche se l’intervento è relativamente semplice da eseguire.

Tuttavia, quando la mastoplastica secondaria diventa un’operazione necessaria, si procede in due modi, a seconda delle esigenze:

  • Se l’obiettivo dell’intervento è solamente quello di migliorare l’aspetto del seno per renderlo più armonioso con il proprio corpo, allora si procede semplicemente con la rimozione delle vecchie protesi, l’asportazione della cicatrice interna e l’inserimento di un nuovo impianto di ultima generazione;
  • Se si tratta invece di un’operazione volta a correggere un problema o un danno estetico, allora la procedura è decisamente più complessa, tant’è che, a volte, si deve ricorrere anche all’associazione di tecniche come la mastopessi (link).

Mastoplastica secondaria post operatorio

La complessità dell’intervento non è solo dovuta alle tecniche utilizzate dal chirurgo per migliorare l’aspetto estetico del seno ma anche dal decorso post operatorio.

In effetti, il recupero dopo un intervento di mastoplastica secondaria risulta più lungo e impegnativo del primo intervento.
Gonfiore, lividi e diversa sensibilità sono assolutamente normali ma, per fortuna, anche se persisteranno per un po’ più di tempo, sono comunque temporanei e spariranno dopo qualche settimana.

Dobbiamo considerare che stiamo operando una zona delicata che ha già subito un’operazione. Quindi è necessario restare almeno 2 o 3 giorni a completo riposo, senza fare alcuno sforzo, e interrompere l’attività fisica per almeno un mese.

In conclusione, possiamo dire che la mastoplastica secondaria è un intervento del 30% o anche del 50% più complesso rispetto a una semplice mastoplastica additiva.

Per questo, è bene fare delle considerazioni per evitare che si incappi in complicanze o effetti secondari della mastoplastica additiva. Il miglior modo per farlo è prevenire, quindi rivolgersi a esperti della mastoplastica che, grazie alla loro esperienza, sappiano ridurre a 0 i rischi connessi all’intervento.

FAQ

Quanto costa sostituire le protesi al seno?

Come sempre, dipende dalla clinica e dall’esperto a cui ci si rivolge. Tendenzialmente, un intervento di mastoplastica secondaria si aggira tra i 6500 euro e i 9000 euro.

Dopo quanto tempo dal primo intervento si può effettuare una mastoplastica secondaria?

La mastoplastica secondaria non può essere effettuata prima di sei mesi dal primo intervento.

Quanto dura l’intervento?

Solitamente l’operazione non richiede più di 2 ore, salvo casi eccezionali.

La mastoplastica secondaria richiede il ricovero?

Assolutamente si, ogni paziente dovrebbe fermarsi almeno 24 ore in clinica

Mammografia e Mastoplastica Additiva

Mastoplastica Additiva e mammografia

La mastoplastica additiva non è un impedimento per la mammografia. 
Tuttavia, è necessario sapere quali sono i limiti di questo esame.

Gli esami di prevenzione per il tumore al seno sono ormai entrati nella routine di tutte le donne che abbiano superato i 40 anni. 
In effetti, l’ecografia mammaria, la mammografia e la visita senologica rappresentano gli strumenti più efficaci per verificare precocemente l’insorgenza di un carcinoma al seno.
Ma non solo: sono anche parte fondamentale delle visite messe in campo dal Servizio Sanitario Nazionale per la prevenzione del tumore al seno.

Tuttavia, quando si parla di protesi al seno è bene stabilire una discriminante. 
Se la protesi è frutto di un intervento di ricostruzione, in seguito a una mastectomia, non vi è alcun bisogno di effettuare la mammografia.
Questo perché il tessuto ghiandolare, sede di eventuali formazioni maligne, è stato completamente asportato durante l’operazione eseguita.
Sarà sufficiente eseguire annualmente l’ecografia del seno per studiare la pelle ed il tessuto adiposo rimasto.

Diversamente, nel caso della mastoplastica additiva, la mammografia continua a essere uno strumento decisivo per prevenire eventuali tumori. 

Mammografia con protesi al seno

Come abbiamo visto, avere delle protesi mammarie non significa dover rinunciare alla prevenzione al seno. 

Le protesi non rappresentano mai alcun impedimento durante un’ecografia od una mammografia.

L’impianto, infatti, non può ridurre la visibilità del tessuto ghiandolare, tuttavia in alcuni casi si raccomanda di effettuare, su indicazione del radiologo o del senologo, una risonanza magnetica per una più completa diagnosi.

C’è anche da dire, però, che questa procedura è quella più utilizzata in campo medico perché, a prescindere dalla presenza delle protesi, la risonanza e l’ecografia rimangono gli esami più veritieri.

Ancora di più dopo una mastoplastica additiva, dunque, la risonanza magnetica rimane il miglior metodo di indagine.

Come si esegue la mammografia con le protesi?

In caso di protesi al seno, è sempre meglio rivolgersi a centri qualificati e comunicare questo dato al tecnico che effettuerà l’esame.

Per eseguire una corretta mammografia in presenza di protesi al seno, infatti, il tecnico dovrà ricorrere alla cosiddetta “Manovra di Eklund”.

Questa permette di spostare la protesi in modo che non possa nascondere porzioni del tessuto ghiandolare. Inoltre, con questo metodo è possibile eseguire più proiezioni, in modo da poter osservare tutta l’area interessata.

La mammografia fa male?

Molte pazienti mi chiedono se la mammografia eseguita dopo un intervento di mastoplastica additiva faccia più male di quello eseguito senza le protesi.

In realtà, il fastidio provato durante l’esame, che una paziente abbia o meno le protesi, è lo stesso.

Ci sono però molte variabili da tenere in considerazione, tra cui 

  • La dimensione del seno e dell’impianto;
  • La pressione esercitata dal tecnico;
  • La bravura e la delicatezza del radiologo;
  • L’eventuale concomitanza del ciclo mestruale.

Vorrei comunque concludere questo articolo rassicurandovi. Molte pazienti sono preoccupate da questo aspetto così delicato qual è la prevenzione, ma ci tengo a sottolineare che nessuna visita medica che riguarda il seno preclude la possibilità di sottoporsi a controlli sporadici o periodici.

I falsi miti sulla mastoplastica additiva

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Oggi, vorrei trattare quelli che sono i falsi miti sulla mastoplastica additiva perché su questo intervento se ne sentono di tutti i colori: dalle protesi che scoppiano in aereo al seno freddo dopo l’operazione.

Si tratta per lo più di dicerie che, però, in alcuni casi frenano le pazienti nel sottoporsi a un intervento al seno. Ecco quindi che voglio argomentare le più comuni e spiegarvi perché sono false. 

Le protesi esplodono in aereo

“Le tette rifatte esplodono in aereo” 
Questa è forse una delle affermazioni più false ma soprattutto divertenti che io abbia mai sentito. 
Le protesi, prima di essere messe in commercio, vengono sottoposte a diversi test, che ne verifichino la resistenza a ogni tipo di urto, pressione o temperatura.
In tutto ciò va anche ricordato che tutte le cabine degli aerei mantengono durante tutto il viaggio una pressione costante, più o meno uguale a quella che si trova a terra.

Le protesi sono totalmente sicure e, se proprio questa diceria fosse vera, prima di salire su una aereo, le compagnie aeree non farebbero salire le donne che si sono sottoposte all’intervento al seno.

Il seno rifatto è freddo

Questa è uno dei falsi miti sulla mastoplastica additiva più diffusi ed è forse una delle obiezioni che mi vengono fatte più spesso in fase di consulto.
Voglio quindi spiegarvi il motivo per cui è falsa: le protesi vengono posizionate parzialmente sotto il muscolo del gran pettorale e quindi riscaldate dal sangue e dai tessuti che le avvolgono.

Quindi, nonostante le protesi siano costituite da gel in silicone (un materiale freddo), la loro posizione permette al seno di risultare comunque caldo al tatto. 
Solamente in alcuni casi si possono verificare lievi alterazioni della vascolarizzazione del seno, che potrebbero causare momentaneamente delle variazioni delle temperature.

In qualsiasi caso, se mai dovesse capitare, è una condizione che interessa solamente il primissimo periodo post operatorio e che è quindi destinata a scomparire nell’arco di qualche settimana.

Per cui, in genere, se l’intervento è eseguito in modo corretto, il seno rifatto seguendo le importantissime regole dell’armonia e della proiezione, non è freddo: ha la stessa identica temperatura di un seno che non ha le protesi mammarie. 

Con il seno rifatto non si può allattare

Questo argomento l’ho trattato ampiamente in un altro articolo, che puoi leggere qui.

Cerco però di fare qui un riassunto dell’intero articolo: rifarsi il seno non preclude la possibilità di allattare. 
In effetti, la protesi non viene mai posizionata tra la ghiandola e il capezzolo, proprio per permettere la fuoriuscita del latte. Ciò significa che una donna che ha delle protesi può allattare senza problemi.

Chiaramente, sarebbe meglio aspettare di sottoporsi all’intervento se si sta programmando di rimanere incinta. Tuttavia, se capitasse dopo l’operazione non ci sarebbe alcun problema.
L’unico consiglio che do alle mie pazienti è quello di aspettare ad allattare fino a che il seno non sarà guarito e sgonfiato completamente. 

Non si può fare la mammografia con le protesi

Questa è una delle convinzioni più errate che si possano sentire perché le protesi non sono assolutamente un impedimento per la mammografia. 

Esattamente allo stesso modo delle donne che non hanno protesi, i migliori metodi per indagare su eventuali carcinomi, quando ci sono degli impianti mammari, sono la risonanza magnetica, l’ecografia e la mammografia.
La protesi infatti NON riduce  la visibilità del tessuto ghiandolare.
Se sei interessato, puoi approfondire l’argomento qui.

Le protesi causano tumori al seno

Su questo argomento potrei scrivere pagine intere perché ci sono molte opinioni e molte dicerie a riguardo.
Allora, facciamo una precisazione: le protesi potrebbero causare tumori al seno quando sono di scarsa qualità.
Fino a qualche anno fa, infatti, venivano utilizzate da alcuni chirurghi le protesi PIP, prodotte da un’azienda francese che ora non esiste più. Questi impianti erano realizzati con silicone scadente non certificato che presentava un elevato rischio di rottura. Di fatto, il Sistema Sanitario nazionale ha autorizzato l’espianto di queste protesi a spese proprie.

Oggi la situazione è ben diversa: le protesi sono ultra certificate e sicure, motivo per cui è praticamente impossibile che causino un tumore al seno. 
Infatti, nonostante alcune ricerche dimostrino che le donne portatrici delle protesi testurizzate (non più in commercio) siano state esposte a un raro tipo di linfoma, si parla di meno di 100 casi nel mondo – a fronte degli oltre 57.000 interventi eseguiti solo in Italia in un anno.


Dunque, questo presunto legame è molto sottile, oltre che ancora da chiarire in maniera certa. 

Il seno rifatto galleggia in acqua

Che il seno rifatto galleggi in acqua è assolutamente una fake news, paragonabile a quella delle tette che esplodono in aereo.

Se così fosse, infatti, nessuna donna con il seno rifatto potrebbe nuotare comodamente né tantomeno fare immersioni subacquee. 
State tranquille: nessun “effetto boa” per le donne che si sono sottoposte alla mastoplastica additiva.